Please login or join to use the Hideout!

 

PRESS

  • Silvio bernardi, The Doggs RED SESSIONS (Sep 11, 2012) 
    "Non sentono ragioni. La schiuma alla bocca è la stessa dei due ep precedenti, e ancora si accaniscono sulle stesse ferite ancora non rimarginate. Le loro. Iggy, l'originale "Wild Boy" se ne sta sempre lì, al suo posto, annuendo sornione. Perchè chi l'ha detto che bisogna cambiare formula ad ogni disco. I The Doggs sanno tirare dei gran calci nei denti, col loro rock'n'roll in puro stile Motor City, e questo continuano a fare. Non sono alla ricerca di gloria o sbarbine, chè tanto qui non ce n'è per nessuno. Hanno un gran voglia di sfogare la rabbia che brucia dentro ("Burning Inside"), la frustrazione ("Destruction of love"), quel bisogno di sesso marcio e inutile ("I got erection"), quello che Rick Moody ha raccontato così bene in "La più lucente corona di angeli in cielo", per dire. E se una chitarra, un basso e una batteria possono aiutare, non è detto che siano abbastanza. Soprattutto per chi, come i The Doggs, non ne ha mai abbastanza."

    - Andrea Trevaini, Buscadero(Jul 09, 2012) 
    "C'è uno strano branco selvaggio che si aggira nei cupi anfratti metropolitani milanesi, sono The Doggs che dopo l'eccellente Ep Black Love, si autoproducono in questo Red Sessions. Il loro rock pesca a piene mani dal fuzz-sound ripreso da quelle band degli anni '80 che già si rifacevano al garage-rock di Nuggets. L'iniziale Midnight Eyes ha cadenze psicotiche alla Cramps, il riff assassino di Wild Boy pesca nel blues più torbido e distorto e che ve ne pare di un titolo come I Got Erection che sembra arrivare dritto dai Beasts Of Bourbon. Ma nel loro suono ci sono anche echi di altri "aussies" come Radio Bridman e Celibate Rifles di cui riprendono la metronomicità ipnotica. " 
     
    Giacomo Messina, Kd Cobain (Jul 12, 2012)
    "L'inizio è da infarto: "Midnight Eyes", chitarre sferraglianti e batteria pestona, è un inno incendiario alla Mc5, "Wild Boy" ha un caracollare malato a metà fra i Depeche Mode più bluesy e l'Iggy di "The Idiot", "I Got Erection" è un blues malato e lascivo che ricorda la "Ain't It fun" dei leggendari Rocket From The Tombs". Davvero una bella scoperta per gli amanti del "raw power". 
     
    Luca Brecciaroli, Kathodik (Aug 01, 2012)"
    The Doggs hanno energia da vendere e ottime capacità musicali." 
     
    - Andrea " Teskio" Paoli, Fire Alive extreme Webzine (Jun 10, 2012)
    "Gli Stooges di "Funhouse" han fatto scuola, ma anche i primi Hellacopters di "Payin' the dues" han contribuito a far proselitismo. Per non parlare dei Turbonegro di "Apocalypse Dude"... Insomma, lo avete capito, qui si parla di rock ruvido e senza fronzoli e i milanesi The Doogs sono appunto forti debitori nei confronti delle band sopracitate. Il loro nuovo album intitolato"Red Sessions" è una summa delle influenze carpite da quelle grandi band. Ora che questo tipo di rock non è più hype come a fine anni 90 primi anni 2000, la loro scelta risulta oggi più coraggiosa che mai. Otto tracce sudate e sofferenti, con testi malati, degni di chi frequenta i peggio locali della metropoli (Milano come Detroit?). E tanto per parafrasare un altro gruppo che di rock ne sa a pacchi, ecco il motto perfetto per questo "Red sessions": ff you want blood, you got it! Vote: 8/10" 
     
    Maria Grazia Umbro, Extra! music Magazine (Jun 09, 2012)"
    Una voce rabbiosa e spesso portata all'estremo è il punto fermo di questo lavoro non proprio "per signorine"." 
     
    Marco Lavagno, Rockambula (May 18, 2012)"
    Il disco pare essere un vero e proprio tributo alla Motorcity americana e alle sue band sporche di smog e sudore. E sappiamo benissimo che suonare questa musica 40 anni dopo e nel "paese che sembra una scarpa" potrebbe essere un azzardo, per non dire anacronistico. Ma The Doggs ringhiano e sembrano proprio sbattersene di tutto ciò che ronza intorno, ignorano critiche e ritornelli da classifica e suonano semplicemente il fottutissimo rock'n'roll che gli martella in testa come la più pulsante ossessione."
     
    Marco Giorcelli, Sodapop (May 16, 2012)"
    Ancora frastornati dal debutto di pochi mesi fa ecco ritornare questo giovane ed arrogante terzetto milanese per prenderci (di nuovo) a calci nelle palle. il suono si Ë affilato e gonfiato, ma senza far prendere clangore alle chitarre che ancora si infrangono con il riverbero di una televisone dopo la fine dei programmi. Rock americano anni settanta, quasi sessanta aggiungerei, slabbrato, lascivo, sudato come quell' odore che stagna nelle platee dopo un concerto che ha visto pogare centinaia di anime. La sfrontatezza e la spocchiosa arroganza dei The Doggs non potr‡ che portarli dove tanto desiderano: sulla strada della perdizione e dei sogni perduti. Dal canto nostro, non possiamo che augurarci che non ci sia redenzione o presa di coscienza da parte di questi ragazzi. Non so se li vorrei come figli, perchË probabilmente mi fregherebbero i soldi dal portafogli, ma sicuramente mi garantiscono che il rock sta bene e gode di una salute del diavolo. Rock on!" 
     
    Marcello Zinno, ROCKGARAGE (May 13, 2012) "
    Va bene la sperimentazione, ok che molte band vedono il futuro del rock nella psichedelia, passi pure la stravaganza musicale di gruppi elettro-rock, ma ditemi cosa c'è di meglio di un sano album di rock'n'roll grezzo! Una manciata di brani con un suono al vetriolo che circola nel sangue e come un virus si impossessa di tutto per sbatterci nel nostro incubo peggiore e non farci più uscire: questi sono i The Doggs," 

    Annalee, TROUBLEZINE (May 09, 2012)"
    Se siete pronti a sprofondare negli angoli più trasgressivi ed estrosi del rock 'n' roll, prendete le cuffie e fate partire a velocità supersonica Red Sessions.Questo theatrical rock show versione nuovo millennio a cui si dovrebbe essere abituati più spesso, credetemi." 
     

    - Franco Di Mauro, FRANCO LYS DI MAURO(May 04, 2012)"
    Stomachevole e disgustoso gioco perverso di sottomissione..Red Sessions è un opificio di riff e pose stoogesiane, un nastro trasportatore alienante sul quale scorrono i pezzi di The Stooges, Fun House e Raw Power,pronti per essere riassemblati e riallocati su un nuovo motore. Le otto canzoni di Red Sessions si muovono con quella stessa asfissiante e oppressiva ripetitività malata che si muoveva indolente e meccanica su pezzi come Ann, Dirt, I need somebody.Marco, Christian e Grazia lasciano le finestre chiuse. Non c' è ricambio d' aria dentro la loro musica.Nessun raggio di sole filtra dalle pareti spesse di questa officina. Le polveri sottili d' amianto e carbonio nonlasceranno queste mura. L'amore è destinato ad appassire.E noi avremo nostalgia di qualcosa che non abbiamo mai avuto, come la terra ha nostalgia dell' acqua." 
     
    Denis Prinzio, INDIE EYE ZINE (Apr 26, 2012)"
    The Doggs non hanno rivali nel loro genere: la loro idea di rock, così genuina e disperatamente viva, li fa stare una spanna sopra tutti." 
     
    Max Ugolini, UNDERGROUNDZINE (Apr 22, 2012)"
    Atmosfere pesanti atmosfere stooges nell'ep dei Doggs ,l'iguana si aggira fra le note ma è solamente una stella di riferimento, il gruppo milanese ha messo in giro dei pezzi originali e devastanti." 
     
    Simone Bardazzi, ROCKERILLA (May 25, 2012)"
    Con un incipit alla Radio Birdmen, delle chitarre alla Larry Wallis, e una sequenza di otto tracce scandite da riffalla Ron Ashton e una voce fra Iggy Pop e Roky Erickson, Red Sessions fa capire subito da che parte stiano i Doggs La parte giusta, naturalmente, quella dei 'born to loose'. La loro è una miscela, ancora da rodare pienamente, di proto punk sporco e malato, sessuale e velenoso, senza cedimenti. Al suono adrenalinico di marca strettamente gara ge, infatti, i Doggs preferiscono i territori insani toccati da Iggy e altri illuminati devastatori. Le chitarre graffiano al punto giusto, la batteria è pulsante e marziale, la voce ondeggia con fare minaccioso. Che cosa volere di più?" 
     
    - Claudio Sorge, RUMORE MAGAZINE(Apr 09, 2012) "
    Scenari notturni urbani anni '70, nascosti nella Milano di oggi. I Doggs sono gli ennesimi cani del rock and roll. Ma hanno zanne affilate e sangue che pulsa all'impazzata. Il loro primo album scava nella carne degli Stooges. Midnight Eyes è una 1970 rivisitata,eviscerata. Drugstore martella senza requie, tra ballad blues corrotte, come Burning Inside. E estasi elettriche in puro abbandono come Wax Doll. Insomma, c'è tutto il maledetto repertorio. Quello dei Doggs è un mondo in lento disfacimento. La drammaticità e la solitudine della strada. L'amore tossico. Le luci della città, quelle luci così fredde. E la violenza, che arriva distorta in impetuosi fiumi di elettricità fuzz. Una forza, una convinzione e un controllo strepitosi. Milano anni settanta come Detroit anni settanta. Il rock and roll a nudo." 

    Hugo Bandannas, DEAD SKYLINE (Apr 23, 2012) "
    I Doggs sfidano e provvocano i loro colleghi, troppo invischiati e presi a trovare nomi del cazzo che hanno a che fare con panifici, teatri ed odontoiatria, a saccheggiare un passato di nefandezze soniche che non può essere sepolto.Anche se il debito, si sa con il tempo è destinato a lievitare, ed il prezzo a crescere, i Doggs fino ad ora se ne fregano e fanno quello sporco lavoro con una bomba a tempo sotto il culo." 

    Pasquale Wally Boffoli, DISTORSIONI (Apr 21, 2012) "
    Marco Mezzadri (vocals & bass), Christian Celsi (guitars & back vocals) e Grazia Mele (drums & percussions), The Doggs costituiscono la band italiana che più in assoluto ha saputo e sainteriorizzare, elaborare e riproporre il vangelo di dolore e disadattamento urbano trasudante dai primi brani della band di Iggy Pop e dei fratelli Asheton." 

    - Yuri Gagarin Gags, SELF REFERENTIAL(Mar 23, 2012) "
    Nudo e crudo Rock'n'Roll à la Stooges! Ma in questo caso siamo lontani anni luce dal déjà vu derivativo e/o il revival fine a se stesso tipico del suono retrò odierno. E' solo questione di essere colpiti dal germe di quella "particolare malattia"… quella "inquietudine" che ti fa vibrare senza compromessi e paure, trasfigurandoti nell'azione che vai a compiere… quella sensazione inesplicabile che ti porta fuori di te, in balia di istinto ed eventi, facendoti ridere, piangere, gridare, vivere… e ti consente di realizzare cose assassine e assolutamente autentiche come questo disco." 

    Leonardo Annulli Paris, LOUD NOTES (Apr 11, 2012) "
    Come fate a non amare un disco così? Impossibile. Scovatelo, prendetelo e fatevi penetrare cervello e anima da queste scortesi sviolinate rock'n'roll!" 


    NERDSATTACK - 08/03/2012

    Ritroviamo con piacere vero i milanesi The Doggs trattati gi‡ su queste [interessanti] pagine con i due precedenti EP. Lavoro completo,
    lavoro autoprodotto, gagliardamente, senza compromessi, rutilante, sporco, vizioso e viziato. Otto calci nel culo e nello stomaco stesi sul lettino
    dello psicoanalista di Iggy Pop mentre in sottofondo si ode in filodiffusione il manifesto del Detroit-sound pi˘ selvaggio a firma MC5.
    Garage proto-punkoide di ottima fattura pronto per essere rivoltato e bagnato su di un palco a luci rosse, senza attimi di pausastancacedimento.
    Per nottambuli e divoratori del rockín'roll pi˘ sanguigno e genuino. They are an american band. [****]

    Emanuele Tamagnini

    LAMETTE - 09/03/2012
    Immaginate una versione pi˘ veloce e pi˘ ruvida di ìFun houseî: riff reiterativi, tamburi della batteria che ti entrano nel cervello con il loro ritmo tribale,
    chitarre lancinanti che entrano ed escono dallíordito. Questa Ë ìMidnight eyesî, opener delle Red sessions dei Doggs, band milanese di tre elementi gi‡ vista su questi
    schermi con il mcd ìBlack loveî, dello scorso anno, e con un altro mcd autoprodotto nel 2009. Si ispirano dichiaratamente a Stooges, Velvets, Dead Boys, New York Dolls, e cantilenano disagio straripante da ogni poro su tappeti di sporco blues che chiamano in causa diretta gli anni í60 e í70, senza soluzione di continuit‡ con il futuro anche prossimo.
    8 pezzi 8, naturalmente di non breve durata, per questo nuovo, ossessivo lavoro di quella che Ë una delle migliori realt‡ di
    hard garage punk attualmente in circolazione nella penisola. Poco sax stavolta (o almeno, limitato al solo ìRide my bombî),
    probabilmente a privilegiare líimpatto nudo e crudo, se possibile anche senza pelle e viscere, su ogni possibile piglio sperimentale.
    La mia preferita Ë ìI got erectionî, ed Ë inutile negare il fatto che il titolo influisca eccome sulla scelta.
    Curiosissimo di godermi i Doggs anche dal vivo, vi raccomando bollentemente questo disco.

    Simone Lucciola

    ITALIA DI METALLO - 19/03/2012
    Entriamo dalla porta di servizio di Italia Di Metallo per proporvi un trio milanese che di metal non ha nulla ma ha attitudine, voglia e sudore da vendere:
    The Doggs.Nati nel 2009 in uno scantinato milanese e con gi‡ due EP allíattivo, i The Doggs ci propongono un debutto sulla lunga
    distanza particolare ed azzeccato. Il rock, imbastardito con garage e punk a cavallo fra il 1960 e 1970,
    Quello che ci viene presentato da questi ragazzi Ë quanto di pi˘ primordiale, grezzo, sporco e contaminato ci possa essere.
    "Red Session" (uscito a marzo 2012) contiene otto tracce che viaggiano sulla ben definita linea del Doggs sound, proponendo allíascoltatore momenti malsani e sanguinolenti degni del peggior bar di periferia di una grande metropoli. Fra eccessi sia sonori che testuali
    (basta vedere alcuni titoli delle canzoni per avere un quadro della situazione) il disco si fa apprezzare ed ascoltare, magari innaffiato da alcol di pessima qualit‡.
    Líugola di Marco Ë psichedelica e suadente, pur nella sua completa mancanza di grazia: una voce da rocker puro, forgiata da sigarette e whiskey
    che Ë da amore a prima vista. Ottimi anche Christian alla chitarra e Grazia alla batteria, che completano una formazione che suona per sopravvivere,
    per tenere alto il nome del rock (quello vero non quelle stupidate che girano in radio) in Italia e allíestero.
    In definitiva consiglio "Red Session" a tutti i fans della band ma soprattutto a chi non ha mai avuto il piacere di ascoltarli.
    Consiglio ai The Doggs di continuare cosÏ, incuranti di mode e stili, restando sempre fieri baluardi delle radici di un genere fin troppo
    prostituito e svilito dalle leggi di mercato.

    Fabio Rancati

    20MINUTI - 11/04/2012
    MILANO. Marco Mezzardi (voce e basso), Christian Celsi (chitarra) e Grazia Mele (batteria) affondano
    le unghie allíinterno dei vinili degli Stooges, dei New York Dolls, dei Velvet Underground, e recuperano,
    con impertinenza, il nucleo di un sound essenziale di matrice protopunk, plasmato
    da contorte visioni psichedeliche.
    ìRed Sessionî, la terza autoproduzione del combo, che conta otto brani e che segue líomonimo EP datato
    2009 e le cinque composizioni pubblicate in ìBlack Loveî nel 2011, rigurgita allettanti sonorit‡
    primordiali, concepite e generate allíinterno di uno scantinato umido e sudicio di una nebbiosa periferia lombardaÖ

    Marco Sestito


    BLACK MILK MAG - 25/03/2012
    A costo di tuffarmi a capofitto nella sbruffoneria da aspirante giornalista di provincia, dopo aver ascoltato quattro volte di fila la nuova uscita dei Doggs
    mi ronza in mente la fatidica frase: questo Ë di sicuro uno dei dischi italiani dellíanno (con quello dei Movie Star Junkies, recensito da don Prinzio,
    siamo gi‡ a dueÖ ed Ë solo marzo). Certo, verso dicembre non lo troverete nelle classifiche di Rolling Stone e compagnia bella ñ questo Ë poco ma sicuro
    ñ quindi dovreste fidarvi di chi, come me e altri, da tempo vi dice (magari in trafiletti seminascosti o webzine con tanti visitatori quanti una sauna
    in pieno Sahara) che questo trio meneghino merita davvero.
    Se con Black Love (lí ep dello scorso anno) la band evocava fantasmi velvettiani, in Red Sessions i Doggs si
    riavvicinano al nucleo radioattivo dello Stooges sound di Fun House, con disinvoltura, rigore filologico e quella precisione sonora/iconografica
    che deriva dalla passione bruciante per i fratelli Asheton, líIguana, Williamson e Alexander. Curiosamente la Fun House dei Doggs, perÚ,
    Ë solo lievemente macchiata da incursioni di sax (che nel primo ep, ad esempio, era molto pi˘ presente)Ö eppure i conti tornano lo stesso.
    E anche alla grande, con un pugno di brani di puro rock/protopunk decadente, cupo, arrogante, ossessivo, tossico e primordiale.
    La sostanza della band quindi Ë immutata e resta ottima; a colpirmi particolarmente, questa volta, Ë líaspetto della produzione:
    il disco ìsuonaî davvero beneÖ caldo, crudo e vintage, coerente con líestetica dei Doggs, nonostante sia stato inciso con mezzi digitali.
    Tuffatevi nel Detroit sound del 1969 e non pensate pi˘ a nientíaltro.

    Andrea Valentini

    RETROPHOBIC WEBZIBNE 25/03/2012
    ìHooo!î: ululano nelle cantine umide del milanese i Doggs, rotolandosi in quella melma che, da quando sulla terra comparvero gli Stooges,
    Ë ambrosia per tutti i palati pi˘ depravati. I Doggs sono detroitiani, hanno un suono gonfio come la faccia di uno preso a pugni in un bar,
    sono davvero ìdentroî a tutto quell'immaginario sordido e notturno. Le tracce variano velocit‡ e lunghezza, spesso si enfatizza su un certo
    tipo di grezzissima psichedelia (ìI Got Erectionî), o sul blues pi˘ ìvenereoî (ìRide My Bombî). Sono presenti echi velvettiani (ìDestruction Of Loveî),
    e anche una certa paranoia gotica/wave (ìBurning Insideî), ma il lato selvaggio arriva sempre puntuale a toccare il tempo (ìDrugstoreî).
    I Doggs non sono derivativi, ìsono Stoogesî: perchË quel suono non Ë pi˘ sinonimo di un gruppo, ma di un modo di intendere la musica.
    Suonare cosÏ non Ë questione di imitazione, di originalit‡, Ë questione di cultura. Se incidessero per In The Red saremmo tutti qui a strapparci
    i capelli. Un gruppo da sostenere e da far suonare in giro, e un disco da avere!

    Fab

    MANWELL.IT - 29/03/2012
    Dopo due incendiari EP i meneghini DOGGS tagliano líambito traguardo del primo album. Sempre nella pi˘ totale
    autoproduzione e sempre accerchiati dalla puzza di olio industriale, urina e copertoni bruciati.
    Non cíË da stupirsi, chÈ questi qui la sanno lunga. Ad esempio sanno bene che il punk non Ë nato nel í77,
    tantomeno in Inghilterra, e di conseguenza conoscono a menadito LíA,B,C del proto-punk detroitiano.
    Me li immagino quandíerano ancora teenager sbarbati a consumare assieme Fun House (e pure Raw Power) degli
    Stooges di giorno e i vinili dei Velvet Underground di notte, da soli, avvolti dallíoscurit‡ assoluta delle
    loro camerette longobarde.I Got Erection, con tanto di violoncello, Ë quello che gli Afterhours,
    ahinoi, non vogliono (e non possono) pi˘ fare. Accontentiamoci, su, perchÈ appena parte Ride My Bomb
    líimmagine in bianco e nero dellíIguana si fa sempre pi˘ viva con quel sax che disturba e stordisce per qualche secondo.
    I Doggs non hanno fretta, lavorano ai fianchi. Il loro Ë un lento stancheggio che sconfina quasi nel gotico
    in Wild Boy e nella bellissima Destruction of Love, ipotetica jam tra i Dream Syndicate e Andrew Eldritch dei Sisters of Mercy.
    Non inventano un bel nulla i Doggs, piuttosto portano avanti la ìtradizioneî di quel suono ossessivo,
    vizioso e urbano che nasceva dal malessere generazionale nei garage di Detroit e negli scantinati di New York City.
    Un suono derivativo al quadrato, eppure modernissimo. Un suono che esce dalla pancia e dal basso ventre. Ora
    come allora.

    Manuel Graziani

    LOUD NOTES - 11/04/2012
    Ci eravamo lasciati con un treno deragliato sull'asse Milano - Detroit - New York, si chiamava The Doggs e trasportava un breve e fiammante EP, Black Love,
    che ha donato lustro e sporcizia a questo povero e vizioso blog rock'n'roll.Quel treno si Ë rimesso in viaggio a velocit‡ sostenuta (sarebbe pi˘ giusto
    dire assurda), direzione sconosciuta ma determinazione e metodi ben chiari in testa. E, fortuna nostra, Ë tornato a farci visita con il suo carico pericoloso e potenzialmente devastante di rock'n'roll modello (filosofia?) Stooges, inflessioni dark-wave sottotraccia e una forte carica nichilista & sovversiva (punk?).
    Lasciate pure a casa delicatezza e buone intenzioni, compratevi Red Sessions, infilate becco e zampe in macchina, accendete motore e spino, mettete il cd nel lettore e partite (non chiedetemi per dove, un tale ci ha insegnato che a volte quello che conta Ë semplicemente andare). Le casse vi restituiranno una miscela di rock'n'roll altamente infiammabile che vi terr‡ in alto le palle durante il vostro tragitto verso il nulla; una voce drogata, incazzata e decadente a met‡ tra Iggy (Drugstore) e Reed (Burning Inside, Destruction of Love) che si fa strada in mezzo a un corridoio di chitarre abrasive immerse nel wah, un basso pulsante e una batteria che disegna scenari tribali. Una specie di Funhouse, se avete presente (e se non avete presente fuori di qui subito!), ma con una forte carica hardcore in pi˘, veloce, duro e profondamente rock'n'roll come poche cose in circolazione.
    Prendete ad esempio l'opening track Midnight Eyes, un pezzo incredibile dalle forti ascendenze punk sferzato da chitarre hard-noise e da una voce
    incredibilmente aggressiva e perversa (la ripetizione ossessiva e incazzosa dei versi "I'm not afraid of life" su un muro di chitarre ululanti al
    minuto 3.30 Ë veramente una chicca!). Il resto dell'album di distende sulle stesse coordinate (Drugstore) o simili, con momenti hard-punk fieri e oscuri
    (Wild Boy), lerci e oscuri "stooges-blues" urbani (Ride My Bomb) e ballate hard che fanno trasparire una splendida vena dark-wave (Burning Inside e
    soprattutto Destruction of Love). Come fate a non amare un disco cosÏ? Impossibile. Scovatelo, prendetelo e fatevi penetrare cervello e anima da queste
    scortesi sviolinate rock'n'roll!

    SELF REFERENTIAL - 23/04/2012
    Era l'ora! Dopo un paio di EP/CD discreti, nei quali perÚ latitavano sempre impatto sensazioni e cattiveria "giusti", ecco finalmente arrivare un'uscita
    che va diritto al bersaglio e lo attraversa pure! Superficialmente, niente di nuovo all'orizzonte. Solo nudo e crudo Rock'n'Roll ‡ la Stooges! Ma in
    questo caso siamo lontani anni luce dal dÈj‡ vu derivativo e/o il revival fine a se stesso tipico del suono retrÚ odierno. Che la reiterazione, anche
    banale, possa trasformarsi in un'arma capace di tagliare e penetrare pi˘ in fondo della novit‡ "assoluta" e (ri)cercata, penso si‡ un concetto familiare a
    quasi tutti, oramai. Forse lo sono molto di meno i presupposti che vanno a fare la differenza: Ë solo questione di essere colpiti dal germe di quella
    "particolare malattia"Ö quella "inquietudine" che ti fa vibrare senza compromessi e paure, trasfigurandoti nell'azione che vai a compiereÖ
    quella sensazione inesplicabile che ti porta fuori di te, in balia di istinto ed eventi, facendoti ridere, piangere, gridare, vivereÖ e ti consente
    di realizzare cose assassine e assolutamente autentiche come questo disco. Quando sei lucido e "altrove", tutte le influenze e tutti i riferimenti
    personali-generali o i parametri di giudizio/paragone storico/temporali-contestuali cosa contano?!

    Yuri Gagarin Gags

    DISTORSIONI BLOGSPOT - 21/04/2012
    Eí quasi commovente la devozione di questi tre ragazzi milanesi al sound torturato e privo di compromessi degli Stooges dei primi due album, soprattutto a
    quel ìFun Houseî che ancor oggi rimane una ferita aperta e sanguinante, oggi che ñ nel momento in cui scriviamo - Iggy Pop compie 65 anni.
    Lo si percepisce chiaramente ascoltando anche questo terzo lavoro, ìRed Sessionsî, poco pi˘ di una mezzoretta registrata ñ benissimo - come il precedente secondo dischetto del 2011 ìBlack Love EPî ai Toxic Basement Studio.
    Eí la terza volta che scrivo di loro ñ li seguo e conosco dal primo omonimo ep del 2009 - e ho paura che mi ripeterÚ: Marco Mezzadri (vocals & bass),
    Christian Celsi (guitars & back vocals) e Grazia Mele (drums & percussions), The Doggs costituiscono la band italiana che pi˘ in assoluto ha saputo e sa
    interiorizzare, elaborare e riproporre il vangelo di dolore e disadattamento urbano trasudante dai primi brani della band di Iggy Pop e dei fratelli
    Asheton; ascoltate le performance chitarristiche asciutte, angosciose ed acuminate, di Christian negli otto brani di "Red Sessions", e poi sappiate dirmi
    se esiste nellíattuale panorama rock italiano un discepolo migliore di Ron Asheton: non scommettete nulla, siete condannati a perdere.
    Inconfondibile ormai anche lo stile vocale di Marco, improntato ad una rabbia distante, velenosa come il morso di un cobra.
    Líimpronta generale di queste otto composizioni firmate dalla band rimane quella suddetta, a distanza di tre anni dal debutto: a tratti si
    direbbe perÚ emergano (Destruction of love, Burning inside) fascinazioni mutuate dal miglior dark britannico primi 80.
    ìRed Sessionsî Ë un ininterrotto cuore di tenebra di 33 minuti: rigetta ogni sorta di compromissione sonora e lirica possa scalfire
    il suo nichilismo, il pericoloso filo ërossoí della degenerazione esistenziale che lo fa palpitare. Due episodi ne rappresentano líacme assoluto,
    Midnight Eyes e Drugstore: difficile sentiate in giro qualcosa di altrettanto disperato e implodente, che giustifichi líadozione di un termine, ëpunkí,
    da intendersi nella sua accezione pi˘ ëstoricaí e dilatata possibile. Un discreto progresso ìRed Sessionsî, da parte dei Doggs, nel processo di
    personalizzazione; azzeccata anche líintroduzione in due brani del cello (Elena Brenna) che assicura loro uníinusitata efficacissima profondit‡,
    e del sassofono (Paolo Lopolito) ñ non certo una novit‡ per i Doggs ñ in Ride my bomb. Lasciamo ora questi ragazzi godersi per quanto tempo vogliono
    l'eco mediatica - spero corrispondente al loro indubbio valore - di "Red Sessions": sar‡ interessante dopo appurare come intenderanno muoversi,
    e per quanto ancora rester‡ inossidabile la loro fedelt‡ ai 'testi sacri'.

    Pasquale Wally Boffoli

    DEAD SKYLINE WEBZINE - 23/04/2012
    Se gli Hellacopters avevano pagato i loro debiti (paying the dues n.d.r.) con il torbido passato della motor cycle saga, the Doggs si trovano a dover
    raddoppiare la somma/dose e pagare un tributo sia agli Scandinavi che ai Detroitiani.Líagnello sacrificale di tutto ciÚ Ë il recentissimo ìRed Sessionsî
    (autoproduzione) in cui i tre si svaccano su un divano addossandosi líingrato compito di dominarie le macerie di una Milano in cui anche la Madonnina si Ë
    messa da parte.Líanthem di apertura îMidnite eyesî si infogna da subito con superbia nelle smagliature schizoidi e sfatte degli Stooges di Funhouse,
    ossessione compulsiva e condizione sine qua non dagli esordi della bandSi prosegue con devianti intrecci di chitarre, riff urticanti ma minimal ad opera
    di Christian Celsi sostenuti da una pesante sezione ritmica, la Grace ed il Mezza, in cui la voce dello stesso Mezza spuatazza nafta strofe e riverberi
    ricordando a tratti líAlice Cooper dellíannata buona .ìRed Sessionsî attraversa con nonchalanche tutto il ventennio nordico di Union Cabride, Gluecifer,
    Turbonegro ( I got erection docet) con una patina di scazzo e decadente apatia tipicamente meneghina.In ìDrugstoreî i Doggs sembrano finalmente trovare
    la soluzione al loro/nostro malcontento esistenziale scartando líipotesi violenta della rapina in farmacie per imbottirsi di pillole, gi‡ contemplata nel
    film culto ìDrugstore Cowboysî dichiarandosi contrari ad inutili prescrizioni mediche, le quali una volta abolite porterebbero líindividuo ad una felicit‡
    chimica su misura.Per analogia i Doggs sfidano e provvocano i loro colleghi, troppo invischiati e presi a trovare nomi del cazzo che hanno a che fare con
    panifici, teatri ed odontoiatria, a saccheggiare un passato di nefandezze soniche che non puÚ essere sepolto.
    Anche se il debito, si sa con il tempo Ë destinato a lievitare, ed il prezzo a crescere, i Doggs fino ad ora se ne fregano e fanno quello sporco
    lavoro con una bomba a tempo sotto il culo (ride my bomb).

    Hugo Bandannas

    RUMORE - APRILE 2012
    Scenari notturni urbani anni '70, nascosti nella Milano di oggi. I Doggs sono gli ennesimi cani del rock and roll. Ma hanno zanne affilate e sangue che
    pulsa all'impazzata. Il loro primo album scava nella carne degli Stooges. Midnight Eyes Ë una 1970 rivisitata,eviscerata. Drugstore martella senza requie,
    tra ballad blues corrotte, come Burning Inside. E estasi elettriche in puro abbandono come Wax Doll. Insomma, c'Ë tutto il maledetto repertorio. Quello dei
    Doggs Ë un mondo in lento disfacimento. La drammaticit‡ e la solitudine della strada. L'amore tossico. Le luci della citt‡, quelle luci cosÏ fredde.
    E la violenza, che arriva distorta in impetuosi fiumi di elettricit‡ fuzz. Una forza, una convinzione e un controllo strepitosi. Milano anni settanta
    come Detroit anni settanta. Il rock and roll a nudo.


    Claudio Sorge


    ROCKERILLA - 25/04/2012
    Con un incipit alla Radio Birdmen, delle chitarre alla Larry Wallis, e una sequenza di otto tracce scandite da riffalla Ron Ashton e una voce fra Iggy Pop e Roky Erickson, Red Sessions fa capire subito da che parte stiano i Doggs
    La parte giusta, naturalmente, quella dei ëborn to looseí. La loro Ë una miscela, ancora da rodare pienamente, di proto punk sporco e malato, sessuale e velenoso, senza cedimenti. Al suono adrenalinico di marca strettamente gara
    ge, infatti, i Doggs preferiscono i territori insani toccati da Iggy e altri illuminati devastatori. Le chitarre graffiano al punto giusto, la batteria Ë pulsante e marziale, la voce ondeggia con fare minaccioso.
    Che cosa volere di pi˘?

    Simone Bardazzi


    UNDERGROUNDZINE - 22/04/2012
    Atmosfere pesanti atmosfere stooges nellíep dei Doggs ,líiguana si aggira fra le note ma Ë solamente una stella di riferimento, il gruppo milanese ha messo
    in giro dei pezzi originale e devastanti in senso positivo , un rock sporco intrigante un assalto ben accolto dal vostro recensore come estremamente convincente
    Lasciate andare i freni inibitori del vostro autocontrollo a partire dallí l'opening track Midnight Eyes con sferzate punk e chitarre ìrumoroseî un rock
    tribale che vi trascina in viaggio deragliante ancorípi˘ avvolgente con la seconda trackîwild boysîun manifesto del rock di Detroit se nn fosse stato
    scritto adesso con inequivocabile maestriaÖÖ.îi got erection ì si inalbera per un perimetro sensuale una lacrimosa scena di sesso ÖÖÖÖÖ.che sorride ai
    pingui paria del perbenismo!îride my bombînon si distacca un rigo dalla linea del lavoro del combo milanese come del resto ìburning inside ì e ìdrugstoreî
    che innalza nuovamente lo straordinario filo incandescente che percorre questo stupendo disco oscuri presagi ci portano a ìdestruction of love ì ballad
    seminale di queste ìred sessionsîtra hard punk e iggy pop nelle vene la musica persegue il filo malefico di questo viottolo demoniaco!!!!!!!!!!
    ìwax dollî degna chiusa di questo interludio con satana a tavola con líiguana in questo incontriamo sia la dark wave che il punk generi
    in commistione complessa e diabolicamente arrapante. il pezzo di chiusura Ë un epica danza tribale che inneggia al piuí puro rock'n'roll.

    Max Ugolini

    INDIE EYE ZINE - 26/04/2012
    Eccolo, finalmente. Il primo full lenght del gruppo rockín'roll pi˘ lascivo, tossico e disperato della penisola vede infine la luce, dopo la pubblicazione di
    due EP ed una intensa attivit‡ live fuori e dentro líItalia. Se nel precedente Ep Black Love i riferimenti stilistici del trio milanese erano radicati nellí
    asse Stooges-Velvet Underground, con líardore punk blues efficacemente stemperato da innesti di sax che donavano al tutto un tocco arty, qui líasse del sound
    si sposta un pochino: non pi˘ gli Stooges di Fun House, ma quelli pi˘ visceralmente street di Raw Power. Inutile dire che la botta Ë impressionante,
    líimpatto devastante: a cominciare dal riff Ashetoniano e dalla batteria pestona dellíopener Midnight Eyes, Red Sessions non fa prigionieri, grazie al suo
    eccezionale vortice che risucchia blues, proto punk, rín'r crudo col ghigno malvagio del boogie stampato in faccia. La prima parte dellíalbum Ë quindi un
    susseguirsi di destro-sinistro che ti incollano allíangolo senza darti respiro: Wild Boy, I Got Erection e Ride My Bomb sono programmatiche sin dai titoli
    che portano. Il fuoco dei cannoni si placa leggermente con Burning Inside, dove par di ascoltare David Bowie in pellegrinaggio sulla tomba di Ian Curtis;
    stesso effetto trasmesso da Destruction Of Love, tremendamente catchy e decadente ma sempre con le chitarre sotto che ruggiscono fiere.
    Drugstore e Wax Doll sono due altre mine squassabudella rabbiose e psichedelicamente ossessive, che chiudono un lavoro praticamente perfetto e prodotto
    in maniera egregia, con un suono potente, abrasivo e pieno. The Doggs non hanno rivali nel loro genere: la loro idea di rock, cosÏ genuina e
    disperatamente viva, li fa stare una spanna sopra tutti. » francamente incredibile la miopia dei magazine nostrani, che sino ad oggi li
    hanno praticamente ignorati: auguriamo loro che con questo nuovo lavoro ciÚ non accada.

    Denis Prinzio

    FRANCO LYS DIMAURO - 4/05/2012
    The Doggs leccano lí orinale del Dio Iggy.Luci rosse, puzzo di sborra.Stomachevole e disgustoso gioco perverso di sottomissione.
    La musica dei Doggs soffoca nella rivoltante fogna di scoli Ashetoniani, vittima compiaciuta (e al tempo stesso carnefice) di quelle attenzioni peccaminose.
    Red Sessions Ë un opificio di riff e pose stoogesiane, un nastro trasportatore alienante sul quale scorrono i pezzi di The Stooges, Fun House e Raw Power,
    pronti per essere riassemblati e riallocati su un nuovo motore.Le otto canzoni di Red Sessions si muovono con quella stessa asfissiante e oppressiva
    ripetitivit‡ malata che si muoveva indolente e meccanica su pezzi come Ann, Dirt, I need somebody.Marco, Christian e Grazia lasciano le finestre chiuse.
    Non cí Ë ricambio dí aria dentro la loro musica.Nessun raggio di sole filtra dalle pareti spesse di questa officina.
    Le polveri sottili dí amianto e carbonio non lasceranno queste mura.
    Líamore Ë destinato ad appassire.E noi avremo nostalgia di qualcosa che non abbiamo mai avuto, come la terra ha nostalgia dellí acqua.


    TROUBLEZINE - 9/05/2012
    Se siete pronti a sprofondare negli angoli pi˘ trasgressivi ed estrosi del rock 'n' roll, prendete le cuffie e fate partire a velocit‡ supersonica
    "Red Sessions", il primo full lenght by The Doggs interamente autoprodotto. Un viaggio heavy e penetrante il cui scopo Ë probabilmente quello di
    scombussolarvi le orecchie, mentre siete trascinati in atmosfere che non ricordano tanto la California (patria per eccellenza di rock e parenti)
    quanto la Londra underground insidiosa e affascinante che non perdona. Parte Midnight Eyes, e sembra di assistere a un Axl Rose che lancia il guanto
    di sfiga a Sebastian Bach; arriva Wild Boy e si intromette Sid Vicious dando un taglio pi˘ brit-punk (Nero Kane, ma quanto Ë eclettica la tua voce?
    Complimenti). Burning Inside rallenta un po' il ritmo generale diventando quasi struggente alla Oasis maniera, senza tuttavia far perdere le sonorit‡
    dei lunghi assoli heavy. La maliziosa Wax Doll chiude a malincuore questo theatrical rock show versione nuovo millennio a cui si dovrebbe essere abituati
    pi˘ spesso, credetemi.

    Annalee

    ROCKGARAGE - 13/05/2012
    Va bene la sperimentazione, ok che molte band vedono il futuro del rock nella psichedelia, passi pure la stravaganza musicale di gruppi elettro-rock, ma
    ditemi cosa cíË di meglio di un sano album di rockíníroll grezzo! Una manciata di brani con un suono al vetriolo che circola nel sangue e come un virus si
    impossessa di tutto per sbatterci nel nostro incubo peggiore e non farci pi˘ uscire: questi sono i The Doggs, terzetto tutto italiano con Miss Grazia Mele
    alla batteria che pesta di brutto ed una chitarra lacerante che puzza di punk asfissiante. Fin dallíopener cíË un sapore che ci piace, Ë il sapore dei
    Turbonegro che ai tempi dei loro esordi sapevano di sottoscala sporco, quel luogo invivibile dato il poco spazio a disposizione ma utilizzatissimo per film
    di terza categoria. E con grande sorpresa leggiamo che il titolo della terza traccia Ë proprio I Got Erection, brano pornopunk al fulmicotone della band
    norvegese; ma si tratta di una pura (in realt‡ sarebbe meglio dire ìsporcaî) coincidenza perchË il pezzo viaggia su registri pi˘ lugubri e decadenti.
    Ma i The Doggs non vogliono essere la solita band che spara velocit‡ grezza a tutti i costi per piacere al fan dei Motˆrhead di turno. Il trio infatti
    cerca di inserire vari pezzi pi˘ lenti come Ride My Bomb che finisce per strizzare un occhio (anzi due) ad un ìrockínídoomî tanto che con la successiva
    darkeggiante Burning Inside hanno ormai gi‡ confermato il loro cambio di registro. Noi li preferiamo nellíapproccio pi˘ ruvido e veloce, quello da party
    scatenato che ti fa perdere i sensi e ballare a suon di riff seppur bisogna ammettere che Destruction Of Love suona davvero rockíníroll pur suonando anni
    luce lontano dalla prima Midnight Eyes. Una band che sicuramente sprigiona il massimo in un contesto live e che merita davvero di essere ascoltata, magari
    in un party notturno che non vedr‡ mai la luce del giorno.

    Marcello Zinno

    SODAPOP - 16/05/2012
    Ancora frastornati dal debutto di pochi mesi fa ecco ritornare questo giovane ed arrogante terzetto milanese per prenderci (di nuovo) a calci nelle palle.
    La cifra stilistica non si Ë spostata molto da Velvet Underground e Stooges egli esordi, mentre il suono si Ë affilato e gonfiato, ma senza far prendere
    clangore alle chitarre che ancora si infrangono con il riverbero di una televisone dopo la fine dei programmi. Rock americano anni settanta, quasi sessanta
    aggiungerei, slabbrato, lascivo, sudato come quell' odore che stagna nelle platee dopo un concerto che ha visto pogare centinaia di anime. La sfrontatezza
    e la spocchiosa arroganza dei The Doggs non potr‡ che portarli dove tanto desiderano: sulla strada della perdizione e dei sogni perduti. Dal canto nostro,
    non possiamo che augurarci che non ci sia redenzione o presa di coscienza da parte di questi ragazzi. Non so se li vorrei come figli, perchË probabilmente
    mi fregherebbero i soldi dal portafogli, ma sicuramente mi garantiscono che il rock sta bene e gode di una salute del diavolo. Rock on!

    Marco Giorcelli

    ROCKAMBULA - 18/05/2012
    Immaginate la cosa pi˘ sporca e meschina che avete in testa. Quella che vi vergognereste anche al solo pensiero. Chiudete gli occhi e vi sale un brivido
    caldo: furente come il peccato pi˘ insulso. Immaginate New York e il suo pi˘ infame ìwild sideî. E poi lo smog di Detroit, che in fondo non sar‡ tanto pi˘
    terso e denso di quello di Milano.Con queste infami e decadenti immagini infilate nel vostro lettore ìRed Sessionî dei The Doggs e ditemi che non vi strapper‡ un ghigno storto.
    La band milanese, al suo primo LP, sfodera un album al dir poco old school. Chitarre garage (che pi˘ che un genere qui Ë uno stile di vita) che ricordano
    il furore del compianto Ron Asheton, ritmiche lente e sensuali, tra líoscuro incalzare dei Back Sabbath e le luci rosse delle vetrine di Amsterdam.
    Per bruciare infine tutti i vostri sensi di colpa cíË una voce al limite della saturazione, che pare registrata durante un agonizzante elettroshock e come
    un lurido verme esce dal suolo per darti una scossa elettrica nel culo.Il riff di ìMidnight Eyesî apre le infernali danze, si rispolvera la lametta dal 1973. The Stooges di ìRaw Powerî tornano taglienti. Le ritmiche sono lente, ossessive, oscure, il punk Ë ben lontano ma sta a guardare con la malizia di chi Ë pronto a prendersi il merito senza tribolare tanto. Niente fronzoli, solo tanto groove e tanto blues da marciapiede.
    Il disco pare essere un vero e proprio tributo alla Motorcity americana e alle sue band sporche di smog e sudore. E sappiamo benissimo che suonare questa
    musica 40 anni dopo e nel ìpaese che sembra una scarpaî potrebbe essere un azzardo, per non dire anacronistico. Ma The Doggs ringhiano e sembrano proprio
    sbattersene di tutto ciÚ che ronza intorno, ignorano critiche e ritornelli da classifica e suonano semplicemente il fottutissimo rockíníroll che gli
    martella in testa come la pi˘ pulsante ossessione. E non ci sono compromessi: i ragazzi non strizzano mai líocchio al pop, anzi lo guardano in cagnesco e
    gli abbaiano dietro anche in brani come ìWild Boyî o ìRide My Bombî, dove molti altri luridi randagi si sarebbero tirati a lucido e ci avrebbero firmato
    dignitosi armistizi.Questi non sono di certo ìI Caniî elettro-cool, freschi di stagione.
    Ma nonostante questo non serve nessuna macchina del tempo, in questo revival la lametta Ë arrugginita ma sporca di sangue freschissimo.

    Marco Lavagno


    EXTRA MUSIC MAGAZINE - 09/06/2012
    Dicono di venire ídal cesso di un vecchio bar di periferiaí, si chiamano The Doggs e si definiscono íun insieme di
    menti distorte unitesi nel gennaio 2009 in uno scantinato milaneseí.Niente di pi˘ colorito potrebbe descrivere
    questo trio composto da Marco Mezzadri (vocals and bass), Christian Celsi (guitars and back vocals) e Grazia Mele
    (drums and percussions) che in 8 tracce aggressive, a tratti violente, ci propinano un punk-rock ad alto numero di battute, pieno di schitarrate pesanti e toni psichedelici, nel loro primo album ìRed Sessionsî, completamente cantato in inglese, che fa seguito ai precedenti due EP, líomonimo ìThe Doggsî pubblicato nel 2009, e ìBlack Loveî del 2011.
    Una voce rabbiosa e spesso portata allíestremo Ë il punto fermo di questo lavoro non proprio ìper signorineî
    (a dispetto della batterista donna). Ispirazioni tratte dal garage punk dei 70s, primi fra tutti gli Stooges,
    Velvet Underground, Dead Boys e New York Dolls. Provocatori finanche nei titoli (si, avete letto bene,
    la traccia n. 3 si chiama I Got Erection, ma sarebbe interessante sapere di cosa parla), non suonano per
    divertimento o per piacere, ma íper sopravvivere e portare avanti la vera essenza del rock and rollí.
    Questo dicono loro.Ma la vera essenza del rock and roll, a mio avviso, sta da uníaltra parte. Farebbero meglio a
    tenersi il loro stile come tale senza pretendere di stare con i piedi in due scarpe solo perchÈ la definizione
    rock and rollî Ë talmente variegata da risultare in certi casi abusata. Non credo possano stare sullo stesso
    scaffale dei Led Zeppelin, tanto per dirne una, ma piuttosto che vadano fieri del loro sound e portino avanti
    quello in cui credono. Ci sar‡ sicuramente qualcuno che li apprezza per quello che sono e per la loro
    sfrontatezza e arroganza.

    Maria Grazia Umbro

    FIRE ALIVE WEBZINE - 10/06/2012
    Gli Stooges di ìFunhouseî han fatto scuola, ma anche i primi Hellacopters di ìPayin' the duesî han contribuito a
    far proselitismo. Per non parlare dei Turbonegro di ìApocalypse Dudeî... Insomma, lo avete capito, qui si parla
    di rock ruvido e senza fronzoli e i milanesi The Doogs sono appunto forti debitori nei confronti delle band
    sopracitate. Il loro nuovo album intitolatoìRed Sessionsî Ë una summa delle influenze carpite da quelle grandi
    band. Ora che questo tipo di rock non Ë pi˘ hype come a fine anni 90 primi anni 2000, la loro scelta risulta oggi
    pi˘ coraggiosa che mai. Otto tracce sudate e sofferenti, con testi malati, degni di chi frequenta i peggio locali
    della metropoli (Milano come Detroit?). E tanto per parafrasare un altro gruppo che di rock ne sa a pacchi, ecco
    il motto perfetto per questo ìRed sessionsî: ff you want blood, you got it!

    Andrea ìTeskio Paoli

    Vote: 8/10

    KD COBAIN -  12/07/2012
    I Doggs sono un trio milanese formato da Marco Mezzadri (voce e basso), Christian Celsi (chitarra e backing vocals)
    e Grazia Mele (batteria),e Red Session è il loro debutto sulla lunga distanza. Sin dall'artwork capiamo subito
    che quello che andremo ad ascoltare è un disco di “vero” rock n'roll: quello più marcio, malato, tossico e
    decadente, quello imbastardito di (proto)punk, quello che profuma di Detroit e ha il gusto di Stooges.
    L'inizio è da infarto: “Midnight Eyes”, chitarre sferraglianti e batteria pestona, è un inno incendiario alla Mc5,
    “Wild Boy” ha un caracollare malato a metà fra i Depeche Mode più bluesy e l'Iggy di “The Idiot”, “I Got Erection”
    è un blues malato e lascivo che ricorda la “Ain't It fun” dei leggendari Rocket From The Tombs”.
    E si potrebbe continuare ad elencare tutti gli altri pezzi, ad esempio la venerea e catacombale “Burning Inside”
    che sembra il frutto di una jam fra Joy Division e Velvet Underground, o il glam-street straccione alla
    New York Dolls di “Drugstore”. Davvero una bella scoperta per gli amanti del “raw power”.

    Giacomo Messina

    BUSCADERO - LUGLIO 2012
    C'è uno strano branco selvaggio che si aggira nei cupi anfratti metropolitani milanesi, sono The Doggs che dopo
    l'eccellente Ep Black Love, si autoproducono in questo Red Sessions. Il loro rock pesca a piene mani dal fuzz-sound
    ,ripreso da quelle band degli anni '80 che già si rifacevano al garage-rock di Nuggets. L'iniziale Midnight Eyes
     ha cadenze psicotiche alla Cramps, il riff assassino di Wild Boy pesca nel blues più torbido e distorto e che ve
    ne pare di un titolo come I Got Erection che sembra arrivare dritto dai Beasts Of Bourbon. Ma nel loro suono ci
    sono anche echi di altri "aussies" come Radio Bridman e Celibate Rifles di cui riprendono la metronomicità ipnotica.

     
    Andrea Trevaini

    KATHODIK - 01/08/2012
    No, non vi siete sbagliati. Non avete inserito nel lettore un vecchio CD degli Stooges o degli MC5, non è Iggy quel
    lo che state ascoltando, bensì un trio milanese contemporaneo.In effetti ascoltando “Red Sessions”, primo CD
    realizzato da The Doggs dopo un paio di EP, sembra proprio di essere tornati indietro di quarant’anni. Siamo
    invece ai nostri giorni, dalle parti di Milano, e dobbiamo questo piacevole viaggio nel tempo e nello spazio a
    Marco Mezzadri (voce e basso), Christian Celsi (chitarra) e Grazia Mele (batteria), che hanno energia da vendere
    e ottime capacità musicali.Gli unici momenti di pausa dopo l’aggressione sonora iniziale, quando si scivola più
    verso gli anni Ottanta, si collocano sulla scia di David Bowie (Burning Inside) e dei Joy Division (Destruction of love). In chiusura un evidente omaggio velvettiano (Wax Doll).
    Meno puliti e fighetti degli Strokes, The Doggs sono decisamente molto bravi a farci scatenare nei 33 minuti di
    durata del CD con uno splendido rock’n’roll sporco e sudato, anche per questo genuino e piacevole.

    Luca Brecciarolo