Se vi siete persi Woodstock, ma sprattutto se vi siete persi il primo Shake (Your Ass) Party dello scorso anno, avete modo di rimediare. Gli amici non vi scherzeranno più, non sarete più gli sfigati del gruppo. Anche voi potrete dire IO C'ERO! e riscattare la vostra povera anima. Lo Shake (Your Ass) Party è l'unica vostra possibilità di salvezza.
Il party di quest'anno sarà ancora più grande.
La giornata scorrerà placidamente tra Dj sets dei meglio giratori di dischi per approdare alla parte musicale col live dei sempre più energici ed energetici DONALD THOMPSON che apriranno per i miti assoluti, gli incredibili TOKYO SEX DESTRUCTION!
Let's save our souls, let's shake our asses, folks!!!!
Programma
ore 11 - apertura cancelli
Djs: Luck FraXXXs, Raissa, Joe Fuzz, Gaido, Contessa Serbelloni, Gionni Paludi, Amazing Geeno, Los Hermanos Barcellas, RetrophobicTwo, BayOne and many more
La recensione, apparsa su Rumore, del concerto all'ArciTaun dei Tokyo Sex Destruction (4 Dicembre 2010)
"Li avevo già visti al Festival Beat, ma tra le mura del Taun è un’altra cosa. E pazienza se qualcuno li classificherà come uno strano ibrido, i Tokyo Sex Destruction sono una band garage-soul che al momento fa mangiare la polvere a tutti e vola ben più alta di certe classificazioni da parrocchia. Nonostante anni di ascolti hardcore la loro anima nera emerge, inesorabile, quando i pezzi si contorcono e fanno uscire quel groove che prende ai genitali. Situazione ideale: gente stretta attorno al palco, volume doloroso, fuori un freddo che ammazza, dentro voglia di dar fuoco agli ampli. Gli spagnoli suonano funk e soul con furore stoogesiano e stacchi hardcore che fanno male alla schiena. Il cantante/tastierista è un giovane James Brown bianco dalle movenze pelviche che richiamano qualche risolino, ma solo all’inizio, perché poi la faccenda si fa seria. Il chitarrista, in trance agonistica, imbastisce riffs psichedelici tra MC5 e Sly & The Family Stone, la sezione ritmica è l’ossatura di un suono che pulsa. Musicisti che non ostentano la loro tecnica, anzi, martellano come ossessi, concentrati e madidi di sudore. Passano in rassegna i brani dell’ultimo The Neighbourhood e suonano ogni pezzo come fosse l’ultimo della vita. Un riferimento su tutti: i Make-Up di Ian Svenonius, gente del giro Dischord che voleva la pelle nera. I Make-Up, ma dieci volte più cattivi. Il cantante mi suggerisce anche un altro nome (e con questo mi spiazza definitivamente): il primo Santana (sino a Woodstock, non oltre, precisa). È vero: ritmiche funk, voce soul, arabeschi latini e tanto sano white noise. I Tokyo Sex Destruction sparano un’ora di fendenti, ci lasciano coi timpani lesi e abbandonano il palco. Niente bis, demoliti loro e stremato il pubblico. Restano solo le macerie fumanti di un grande show che non ha fatto prigionieri. Uno dei migliori dell’anno.